Mietono vittime i Massimo Volume e nel farlo danno alla luce altrettanti figli, degni eredi dei padri.
Le scorie radioattive stoccate in Dose Minima Letale dei Distorsonic sono letali, fuoriescono lente e implacabili sulle note di D'improvvisa Rabbia E Rancore.
Il sound è tetro, adatto alla fine di un millennio appena iniziato, parla del dolore attraverso chitarre taglienti e basso distorto su cui si staglia la voce di Maurizio Lorio (Moltheni)
La loro proposta forte arriva dritta alla meta come un treno ad alta velocità, è tesa a sconvolgere le vostre coscienze attraverso un sound magnetico, costruito sulle pelli di Stefano Falcone immenso in Carne Cruda.
Le capacità comunicative fra basso e batteria sono cosi intense da fornire una sensazione di completezza che solo una band di molti elementi è in grado di creare.
In realtà loro sono in due ma capaci di far sgorgare uno stile cosi ricco che potremmo definire quasi sfarzoso.
Elaborare uno stile di notevole impatto non è una cosa semplice: il rifferama circolare potrebbe a volte scadere nella ripetitività monocorde di alcuni passaggi, ma la band sa come evitare trappole del genere allontanando la noia velocemente con cambi d'atmosfera magistrali.
I testi insidiano la mente lasciando una ferita che non può essere curata neanche dalla chirurgia plastica.
Ma è la musica ad arrogarsi un ruolo omeopatico trasportandovi alla fine di questo lavoro su atmosfere delicate i cui contorni però possono essere molto pericolosi e ipnotici.
I Distorsonic raccontano sofferenze attraverso passaggi sonori vitali, la via scelta per questo intenso concept album è del tutto personale e molto vicina al post-rock.
Tutto appare fortemente autobiografico (L'amore Disattivato), ambientato in una metropoli alienante e notturna (La Frenetica Sinfonia Dell'Angoscia).
Uno dei dischi di questo autunno che sarebbe un vero delitto lasciarsi sfuggire.
Le scorie radioattive stoccate in Dose Minima Letale dei Distorsonic sono letali, fuoriescono lente e implacabili sulle note di D'improvvisa Rabbia E Rancore.
Il sound è tetro, adatto alla fine di un millennio appena iniziato, parla del dolore attraverso chitarre taglienti e basso distorto su cui si staglia la voce di Maurizio Lorio (Moltheni)
La loro proposta forte arriva dritta alla meta come un treno ad alta velocità, è tesa a sconvolgere le vostre coscienze attraverso un sound magnetico, costruito sulle pelli di Stefano Falcone immenso in Carne Cruda.
Le capacità comunicative fra basso e batteria sono cosi intense da fornire una sensazione di completezza che solo una band di molti elementi è in grado di creare.
In realtà loro sono in due ma capaci di far sgorgare uno stile cosi ricco che potremmo definire quasi sfarzoso.
Elaborare uno stile di notevole impatto non è una cosa semplice: il rifferama circolare potrebbe a volte scadere nella ripetitività monocorde di alcuni passaggi, ma la band sa come evitare trappole del genere allontanando la noia velocemente con cambi d'atmosfera magistrali.
I testi insidiano la mente lasciando una ferita che non può essere curata neanche dalla chirurgia plastica.
Ma è la musica ad arrogarsi un ruolo omeopatico trasportandovi alla fine di questo lavoro su atmosfere delicate i cui contorni però possono essere molto pericolosi e ipnotici.
I Distorsonic raccontano sofferenze attraverso passaggi sonori vitali, la via scelta per questo intenso concept album è del tutto personale e molto vicina al post-rock.
Tutto appare fortemente autobiografico (L'amore Disattivato), ambientato in una metropoli alienante e notturna (La Frenetica Sinfonia Dell'Angoscia).
Uno dei dischi di questo autunno che sarebbe un vero delitto lasciarsi sfuggire.